valzebru
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<Hic Iacet Zebrusius>

"Se" (spirito buono) e "bru" (abbreviazione di "brugh" = roccaforte, luogo sicuro), per cui Zebrù starebbe a significare "Castello degli spiriti buoni". Ipotesi che ben si attaglia alle famose cime del monte Zebrù e del Gran Zebrù
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Foto da Elia Zen
Campo 1956
1945 - 8100 - 9-7-19 Foto aeree: file TIFF a 2500 DPI fotogrammetrico — IGM E-Commerce Site
https://www.igmi.org/geoprodotti/foto-aeree/1945/TIFF_2500_DPI_fotogrammetrico/fotogramma-1484605096.83
"Campo non è più Campo" raccontava la nonna Onorina. Vi fu un'alluvione nel dopoguerra che rovinò buona parte dei prati, che ora portano alcune cicatrici nel più bel verde della Val Zebrù.
Ancor prima una casa bruciò e vi rimase per decenni solo un "eiral" a ricordarla.
Nel 1987 la nota alluvione ruppe ponti e pezzi di prati, ma non fermò le "mude" a Campo.
Quanti bei ricordi assieme al nonno Vittorio e alla nonna Onorina dentro e fuori la baita vicina all'eiral: falciare, scantigare, muntonare, ruspare, indiare, lavarsi al bugl, accendere il fuoco coi ciurcegl, cenare al calar del sole e al chiaro di candela, giocare a carte, dire il rosario, sognare bene, svegliarsi col rumore del fiume Zebrù e l'odore del fuoco e del latte sulla stufa, lavarsi con l'acqua gelata, la colazione coi bruschtul!
Un pezzo di Campo sta per tornare coi ricordi di un bambino e quella storia della nonna può continuare ad essere raccontata, dentro l'Eiral Nof, Aprös al Rinél a 1980 metri sul livello del mare, da un padre nato nel 1980 alle sue figlie...